L’esercizio come terapia e il ruolo del chinesiologo

Negli ultimi decenni la letteratura scientifica ha consolidato l’idea che l’esercizio fisico rappresenti una vera e propria terapia, con effetti misurabili e clinicamente rilevanti su quasi ogni apparato dell’organismo umano. La ricerca di Pedersen e Saltin (2015), una delle revisioni più complete in materia, mostra come il movimento, quando correttamente dosato e personalizzato, sia in grado di prevenire, trattare e in molti casi invertire la progressione di numerose patologie croniche. I meccanismi fisiologici coinvolti spaziano dall’aumento della sensibilità insulinica al miglioramento della funzione endoteliale, dalla modulazione del sistema nervoso autonomo alla riduzione dell’infiammazione sistemica di basso grado.

L’esercizio non agisce solo a livello biologico, ma ha anche un impatto profondo sul benessere psicologico e sociale: riduce ansia e depressione, migliora l’autostima e le competenze sociali, aumenta la percezione di controllo e autonomia. In questo senso, l’attività fisica diventa una terapia biopsicosociale capace di incidere sulla persona nella sua interezza.

Tuttavia, l’efficacia dell’esercizio come trattamento non risiede nel semplice “muoversi”, bensì nella prescrizione individualizzata basata su valutazione, evidenze scientifiche e monitoraggio continuo. È qui che entra in gioco la figura del chinesiologo specializzato AMPA, corrispondente a quella del Clinical Exercise Physiologist nei paesi anglosassoni (riconosciuta come figura sanitaria, a differenza dell’Italia che non ha ancora dato il via libera al riconoscimento del chinesiologo come professione sanitaria, per collocarla dove gli spetta) descritta da Pearce et al. (2021), Franklin (2009) e Soan et al. (2014).

Questi professionisti sono formati per operare nel campo della salute e della prevenzione secondaria e terziaria, gestendo persone affette da patologie metaboliche, cardiovascolari, respiratorie, muscolo-scheletriche e neurologiche. Il loro intervento si fonda su una logica di valutazione funzionale, prescrizione dell’esercizio terapeutico e monitoraggio adattativo, sempre in coordinamento con le altre figure sanitarie.

Le evidenze riportate da Pearce e colleghi mostrano che l’integrazione di professionisti dell’esercizio all’interno dei sistemi sanitari riduce in modo significativo il carico di malattia e i costi economici legati alla gestione delle cronicità. Franklin (2009) sottolinea che, in ambito clinico, l’esercizio non può essere affidato a programmi standardizzati o generalisti: richiede invece una comprensione approfondita delle risposte fisiologiche, delle comorbidità e delle limitazioni funzionali del soggetto. Il chinesiologo, quindi, non “fa muovere” la persona, ma trasforma il movimento in un intervento terapeutico personalizzato, dosando intensità, durata e frequenza come fossero principi attivi di un farmaco.

Il lavoro di Soan et al. (2014) completa questa visione mostrando come il professionista dell’esercizio sia un membro indispensabile dei team interdisciplinari dedicati alla gestione delle malattie croniche non trasmissibili. La sua presenza contribuisce a migliorare la qualità di vita, favorisce l’autonomia funzionale e potenzia l’aderenza al trattamento, poiché l’esercizio – quando prescritto in modo competente – diventa un mezzo di educazione alla salute e di empowerment del paziente.

In questa prospettiva integrata, il chinesiologo AMPA emerge come l’anello di congiunzione tra la medicina e la motricità umana, un professionista capace di tradurre la diagnosi medica in un percorso pratico di movimento sicuro, progressivo e sostenibile. La sua azione si colloca lungo tutto il continuum della salute: dalla prevenzione primaria, alla rieducazione funzionale, fino al mantenimento della capacità fisica nel lungo termine.

In sintesi, le prove scientifiche convergono su un concetto chiaro:
L’esercizio è una medicina potente, ma la sua efficacia dipende da chi la prescrive.

Il chinesiologo, con la sua competenza nel valutare, educare e guidare il movimento umano, rappresenta oggi una figura chiave per affrontare le grandi sfide sanitarie del nostro tempo — sedentarietà, malattie croniche e declino funzionale. Egli non si limita a migliorare la performance, ma cura attraverso il movimento, restituendo alle persone la capacità di muoversi, vivere e stare bene.


📚 Riferimenti bibliografici

  • Pedersen, B. K., & Saltin, B. (2015). Exercise as medicine – evidence for prescribing exercise as therapy in 26 different chronic diseases. Scandinavian Journal of Medicine & Science in Sports, 25(S3), 1–72. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/26606383/
  • Pearce, A. J., et al. (2021). The Role of the Clinical Exercise Physiologist in Reducing the Burden of Chronic Disease in New Zealand. International Journal of Environmental Research and Public Health, 18(3), 859. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33498267/
  • Franklin, B. A. (2009). Exercise physiologist’s role in clinical practice. Annals of Behavioral Medicine. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/19050005/
  • Soan, E. J., et al. (2014). Exercise physiologists: essential players in interdisciplinary teams for noncommunicable chronic disease management. Journal of Multidisciplinary Healthcare. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/24511238/
L’esercizio come terapia e il ruolo del chinesiologo

L’esercizio come terapia e il ruolo del chinesiologo

Negli ultimi decenni la letteratura scientifica ha consolidato l’idea che l’esercizio fisico rappresenti una vera e propria terapia, con effetti misurabili e clinicamente rilevanti su quasi ogni apparato dell’organismo umano. La ricerca di Pedersen e Saltin (2015), una delle revisioni più complete in materia, mostra come il movimento, quando correttamente dosato e personalizzato, sia in grado di prevenire, trattare e in molti casi invertire la progressione di numerose patologie croniche. I meccanismi fisiologici coinvolti spaziano dall’aumento della sensibilità insulinica al miglioramento della funzione endoteliale, dalla modulazione del sistema nervoso autonomo alla riduzione dell’infiammazione sistemica di basso grado.

L’esercizio non agisce solo a livello biologico, ma ha anche un impatto profondo sul benessere psicologico e sociale: riduce ansia e depressione, migliora l’autostima e le competenze sociali, aumenta la percezione di controllo e autonomia. In questo senso, l’attività fisica diventa una terapia biopsicosociale capace di incidere sulla persona nella sua interezza.

Tuttavia, l’efficacia dell’esercizio come trattamento non risiede nel semplice “muoversi”, bensì nella prescrizione individualizzata basata su valutazione, evidenze scientifiche e monitoraggio continuo. È qui che entra in gioco la figura del chinesiologo specializzato AMPA, corrispondente a quella del Clinical Exercise Physiologist nei paesi anglosassoni (riconosciuta come figura sanitaria, a differenza dell’Italia che non ha ancora dato il via libera al riconoscimento del chinesiologo come professione sanitaria, per collocarla dove gli spetta) descritta da Pearce et al. (2021), Franklin (2009) e Soan et al. (2014).

Questi professionisti sono formati per operare nel campo della salute e della prevenzione secondaria e terziaria, gestendo persone affette da patologie metaboliche, cardiovascolari, respiratorie, muscolo-scheletriche e neurologiche. Il loro intervento si fonda su una logica di valutazione funzionale, prescrizione dell’esercizio terapeutico e monitoraggio adattativo, sempre in coordinamento con le altre figure sanitarie.

Le evidenze riportate da Pearce e colleghi mostrano che l’integrazione di professionisti dell’esercizio all’interno dei sistemi sanitari riduce in modo significativo il carico di malattia e i costi economici legati alla gestione delle cronicità. Franklin (2009) sottolinea che, in ambito clinico, l’esercizio non può essere affidato a programmi standardizzati o generalisti: richiede invece una comprensione approfondita delle risposte fisiologiche, delle comorbidità e delle limitazioni funzionali del soggetto. Il chinesiologo, quindi, non “fa muovere” la persona, ma trasforma il movimento in un intervento terapeutico personalizzato, dosando intensità, durata e frequenza come fossero principi attivi di un farmaco.

Il lavoro di Soan et al. (2014) completa questa visione mostrando come il professionista dell’esercizio sia un membro indispensabile dei team interdisciplinari dedicati alla gestione delle malattie croniche non trasmissibili. La sua presenza contribuisce a migliorare la qualità di vita, favorisce l’autonomia funzionale e potenzia l’aderenza al trattamento, poiché l’esercizio – quando prescritto in modo competente – diventa un mezzo di educazione alla salute e di empowerment del paziente.

In questa prospettiva integrata, il chinesiologo AMPA emerge come l’anello di congiunzione tra la medicina e la motricità umana, un professionista capace di tradurre la diagnosi medica in un percorso pratico di movimento sicuro, progressivo e sostenibile. La sua azione si colloca lungo tutto il continuum della salute: dalla prevenzione primaria, alla rieducazione funzionale, fino al mantenimento della capacità fisica nel lungo termine.

In sintesi, le prove scientifiche convergono su un concetto chiaro:
L’esercizio è una medicina potente, ma la sua efficacia dipende da chi la prescrive.

Il chinesiologo, con la sua competenza nel valutare, educare e guidare il movimento umano, rappresenta oggi una figura chiave per affrontare le grandi sfide sanitarie del nostro tempo — sedentarietà, malattie croniche e declino funzionale. Egli non si limita a migliorare la performance, ma cura attraverso il movimento, restituendo alle persone la capacità di muoversi, vivere e stare bene.


📚 Riferimenti bibliografici

  • Pedersen, B. K., & Saltin, B. (2015). Exercise as medicine – evidence for prescribing exercise as therapy in 26 different chronic diseases. Scandinavian Journal of Medicine & Science in Sports, 25(S3), 1–72. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/26606383/
  • Pearce, A. J., et al. (2021). The Role of the Clinical Exercise Physiologist in Reducing the Burden of Chronic Disease in New Zealand. International Journal of Environmental Research and Public Health, 18(3), 859. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33498267/
  • Franklin, B. A. (2009). Exercise physiologist’s role in clinical practice. Annals of Behavioral Medicine. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/19050005/
  • Soan, E. J., et al. (2014). Exercise physiologists: essential players in interdisciplinary teams for noncommunicable chronic disease management. Journal of Multidisciplinary Healthcare. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/24511238/